La presenza dell'uomo nella zona chierese, non è antichissima bensì abbastanza recente (Paleolitico superiore) tuttavia solo nell'era post glaciale (Neolitlco 5.000 anni fa circa) si presume vi sia apparsa qualche presenza umana (cacciatori), probabilmente a causa delle grandi alluvioni successive allo scioglimento delle nevi che formarono immensi acquitrini e paludi simili a un grande mare chiuso. Il clima umido ed il freddo persistente rendeva difficile la sopravvivenza umana.
Nell'era quaternaria le colline alte torinesi e quelle che si prolungavano sino a Casale e Valenza, formavano un'isola allungata sino all'Alessandrino, ciò era causato dalla grande quantita' di acqua che si riversava nella zona portata dal fiume Tanaro e dai suoi affluenti, che solo verso la meta' del quaternario, trovando altro sfogo, favorì un timido inizio di insediamenti umani nella zona. L'isolamento di tali zone spiega la presenza di conchiglie fossili nelle colline dei dintorni di Chieri, la presenza delle quali ci conferma che circa 10.000 anni fa o prima ancora in quelle zone vi fosse un clima marittimo con relativa fauna; clima che si mutò in clima fluviale successivamente al cambio di percorso del fiume Tanaro.
I pochi reperti preistorici ritrovati per caso nel chierese e nelle zone limitrofe, risalgono alla fine del periodo Neolitico, a tutto il periodo del Bronzo e quindi al 3.000 - 1.000 a. c.
Prima della conquista romana della regione, nella zona si puo' seriamente ipotizzare anche una presenza Etrusca confermata dal ritrovamento di stele litiche e una bronzea oltre ad un elmo etrusco con lamina in bronzo ritrovato sul greto del fiume Tanaro ad Asti.
Probabilmente per la resistenza delle tribù liguri o per la lotta continua con i romani tali popolazioni non poterono espandersi in queste zone.
Nel 2° secolo a.c. la discesa di Annibale in Italia che varcava le Alpi, osteggiata dai popoli Liguri in specie dai Taurini, provocò la presa e la distruzione di Torino ed il conseguente massacro dei suoi abitanti. Tito Livio raccontò tale distruzione mentre Polibio scrisse che le tribù delle vicinanze terrorizzate dalle crudeltà somministrate ai vinti si precipitassero ad arrendersi ad Annibale e forse anche malvolentieri ad allearvisi. Di tale periodo o equipollente e' sicuramente il reperto trovato nel Rio Tepice nel 1917: si tratta di una moneta Gallica simile a quelle massaliotiche (di Marsiglia). E' del 1956 a Pecetto il ritrovamento di un anello cuspidato (a doppio pungente) che serviva probabilmente da sprone manuale o per altri scopi non ben definiti. Pare che il Rio Tepice di Chieri fosse molto apprezzato per le sue acque abbondanti e pure.
I Ritrovamenti Nel 1875 il prof. Sacco (geologo) trova presso il brich della villa del Conte di Rovasenda, un fondo di capanna con le pietre annerite del focolare e a mezzo metro di profondità nel terreno, cocci di stoviglie rossicci, alcuni di fattura grossolana con ghiaiette mal impastate e con disegni primitivi a zig zag, fatti con le dita o con arnese primitivo, tale ritrovamento avvenne a Sciolze (Marentino). Altri cocci furono ritrovati al colle della Maddalena nel 1919 - 1925 da Pietro Barocelli. A Sciolze Castellero nel 1876 fu rinvenuta dalla signora Gastaldi, un'ascia in pietra verdognola di cloro melanite, di forma a spatola appuntita irregolamente. Un'altra accetta di anfibolite granatifera tagliente cm 15 per 5 fu ritrovata da Barocelli nel 1919; presso la Torre di Pino (Montosolo). Un'altra analoga fu ritrovata presso Mombello Torinese; un'altra ancora di oiorite afanitica fu ritrovata presso la borgata Sassi oltre ad un anello litico del diametro di cm 10 trovato nel medesimo territorio nel 1873 presso la cascina Morra di Cinzano fu trovata una punta di freccia di selce tagliente ben lavorata mm 65 x 21 x 6.
Un altro frammento di anello litico in pietra del diametro di cm 10 fu trovato dalla sig.ra Gastaldi nel 1876 presso la Villa Isnardi a Chieri.
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