Il consiglio comunale di Chieri nella seduta di ottobre ritorna sui suoi passi. Il sindaco Lancione ha deciso che non ci sarà più una piazza Craxi nell'area adibita a parcheggio e verde pubblico, posta a collegamento tra via della Fornace e via Lombroso. Una decisione presa anche per tacitare discussioni e polemiche su un argomento ancora scottante. Probabilmente il sindaco, ancorche' ex-socialista, ha deciso di evitare polemiche anteponendo pragmatismo a convinzioni ideologiche.
Le scelte di toponomastica sono inevitabilmente soggette a critiche e talvolta scelte del passato sembrano parecchio discutibili. Se esitono vie intotalate a Stalin, Lenin oppure a generali come Cadorna che mandarono al massacro 12000 soldati a Caporetto per colpevole inadeguatezza e ottusita', a ben vedere ci sarebbe anche posto per un toponimo Craxi. L'intitolazione di una piazza potrebbe essere vista come l'occasione per riflettere su un personaggio di rilievo istituzionale, culturale o storico con pregi e difetti di ogni essere umano senza per questo sottendere ad un processo di canonizzazione. L'opportunita' di una certa decisione in un determinato momento storico e' altra cosa e politici accorti forse dovrebbero riflettere maggiormente prima di avanzare determinate proposte.
Noria Nalli ha espresso un breve commento sulla vicenda.
“Appartengo alla generazione di chi ha vissuto l'adolescenza negli anni '80. Ho un preciso ricordo di cosa hanno significato gli anni della “Milano da bere” per la mia crescita personale e per la mia storia professionale ed umana. Era il periodo dell'ottimismo ad oltranza, di una subdola forma di superficialità, se pensiamo che furono anche gli anni di piombo e delle stragi di Ustica e di Bologna. I favolosi Ottanta sono passati alla storia anche per i due governi Craxi e la grande fortuna del partito socialista. Gli anni in cui proliferavano i concorsi e le assunzioni nella pubblica amministrazione”.
Quando ho letto dell'intitolazione della piazza a Bettino Craxi, mi sono ripassata mentalmente l'intervento che avevo fatto molti anni fa, ad un consiglio di circoscrizione del torinese. In quell'occasione si stava dibattendo una proposta simile, che venne respinta a larga maggioranza.
Ma cosa rappresenta Craxi per l'Italia? Certo non si può dire che fosse un assassino o un efferato criminale. E' stato un uomo politico anche con degli aspetti positivi, però non dimentichiamo che il craxismo è stata anche l'apoteosi della corruzione, del clientelismo.
Moltissimi erano i concorsi e le possibilità di assunzione, peccato che le prove fossero spesso pilotate e non sempre si riusciva a superare un concorso senza raccomandazione. Craxi è diventato un simbolo di un certo modo di fare politica, che è poi sfociato nel "Berlusconismo". Dopo la prima repubblica non c'è stata una seconda repubblica, ma un lento e inarrestabile processo di disgregazione istituzionale.
Bettino Craxi è morto all'estero, in Tunisia, protetto da un dittatore, da latitante non avendo avendo riconosciuto l'opera della magistratura italiana, della nazione che aveva governato. Fu questo il primo passo della delegittimazione della giustizia, che ha portato poi alle aberrazioni, alle leggi ad personam alla perdita di credibilità a livello internazionale del ventennio del Cavaliere.
Quelle che ho elencato sono solo alcune delle riflessioni che inducono a ritenere inopportuna l'esistenza, a Chieri, di una piazza col nome dell'ex segretario socialista.
Noria Nalli
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