Ci troviamo a dover gestire una difficile situazione, che non è in alcun modo imputabile all'attuale giunta, ma esclusivamente al consiglio d'amministrazione del consorzio rifiuti in scadenza e alla giunta precedente; situazione triste per i lavoratori licenziati ed estremamente nebulosa per quello che emerso fino ad ora. Come amministratore di nuova nomina non ho potuto in nessun modo influire sulle scelte fatte, ma mi sono ripromesso di essere attento all'evolversi delle conseguenze dovute a quanto deciso prima.
Cerchiamo prima di tutto di fare chiarezza.
Secondo i giornali la giunta e l'assessore competente sul consorzio rifiuti non sarebbero sensibili ai licenziamenti degli operai.
E' bene sottolineare che la causa di questi licenziamenti non ha nulla a che vedere con scelte della giunta o dell’assessore: sono dovuti alle regole contrattuali decise da chi ha indetto la gara – gli organi del consorzio – e a scelte fatte dalla ditta vincitrice sulla base di queste regole che, evidentemente, consentono alla stessa di ricorrere ad un minor numero di lavoratori delle ditte subappaltatrici: se un’impresa può ridurre una fonte di costo, come la forza lavoro, si può essere certi che lo farà!
Il capitolato della nuova gara d'appalto per la raccolta rifiuti è stato scritto prevedendo una riduzione quantitativa dei servizi rispetto a quello in essere o, come dicono i manager, ottimizzato per diminuire i costi; bene, in un servizio come la raccolta rifiuti, dove la manodopera ha un’incidenza notevole sui costi aziendali, qualsiasi riduzione quantitativa della produzione si traduce inevitabilmente in una riduzione della forza lavoro impiegata. Chiunque abbia contribuito alla stesura del capitolato di gara non poteva che essere a conoscenza di ciò e, quindi, del fatto che sarebbe stato estremamente probabile il licenziamento di altri operai.
Del resto, dalla delibera dell'assemblea consortile in data 05/05/2009 (di cui allego il verbale) appare chiaro che questa eventualità era stata tenuta in conto, tanto che, emendando la proposta del consiglio di amministrazione, era stata prevista una riduzione del parametro di produttività fino ad un massimo del 7%, con l’evidente intento di mitigare l’impatto negativo sull’occupazione; non vi è, però, alcun riferimento ad un effettivo impegno dei comuni di farsi carico dei lavoratori licenziati dalle aziende subappaltatrici, ma solo un impegno “politico” del tutto formale e nei limiti previsti dalle vigenti leggi ( cioè nulla ) ad utilizzare gli esuberi nei singoli comuni.
Indire una gara d’appalto prevedendo un riduzione del servizio e, poi, compensare questa riduzione e il conseguente impatto occupazionale con prestazioni aggiuntive a carico dei comuni e, quindi, dei contribuenti, non sarebbe affatto una riduzione dei costi, un risparmio, ma soltanto un modo per ridurre artificiosamente l’importo a base d'asta della gara lasciando inalterato o, addirittura, incrementando il costo complessivo per la collettività e spostando una parte dello stesso su di un’altra voce, con un’operazione assai poco trasparente. Le aziende che licenziano lo fanno per ridurre i loro costi e incrementare i profitti: è assurdo che il comune di Chieri e, quindi, i suoi contribuenti debbano farsi carico di questa operazione, pagando i dipendenti in esubero con lavori extra dopo che si è conclusa una gara d'appalto basata su di un capitolato che definisce chiaramente gli impegni dei contraenti, senza fare alcun cenno all’intervento del consorzio o dei comuni per riassorbire gli esuberi di manodopera.
Un intervento del genere si configurerebbe come un’illegittima modifica delle regole contrattuali rispetto a quelle rese note al momento delle gara, in base alle quali le ditte interessate avevano deciso se presentare o meno la propria offerta e come impostarla: una qualsiasi di queste ditte potrebbe ora rivolgersi al giudice lamentando che, se fosse stata messa al corrente della “strana” evoluzione del quadro generale dopo l’aggiudicazione, avrebbe scelto di partecipare alla gara, invece di rimanerne fuori, o di impostare diversamente la propria offerta, e avrebbe potuto essere lei la vincitrice invece della ditta che già aveva l'appalto.
Se i servizi resi dal consorzio non fossero soddisfacenti per la città valuteremo quali saranno le sedi opportune per la soluzione del problema.
Assessore ambiente ed energia
Marco Astolfi |