«Varianti parziali e vendita delle cubature: il Comune sta sbagliando tutto».
E’ ciò che sostiene l’architetto Teresa Marchini Vernetti, autrice dell’ultima revisione del Piano regolatore cittadino. Il riferimento è all’utilizzo delle Varianti parziali al posto di quelle strutturali e al bando per la vendita dei diritti edificatori residenziali: «Le modifiche al Piano di questo tipo devono essere strutturali – spiega l’architetto torinese in un documento inviato a Chieri come osservazione alla Variante 22, appena approvata – Questo documento o la cessione delle cubature saranno di sicuro bocciate in Provincia e in Regione. Se in municipio vogliono continuare con questi metodi rischiano di dover sprecare il lavoro».
Angelo Rubatto, ingegnere e consigliere della Lista per Chieri, ha sostenuto in Consiglio che le varianti parziali siano meglio delle strutturali perché più rapide: «E’ vero, l’iter è più lungo ma è quello corretto – ribatte la progettista - Il tempo che si recupera adesso, inoltre, viene perso dopo per rifare tutto daccapo».
La riflessione è condivisa anche dall’opposizione, in Consiglio ha risposto a Rubatto: «Ho sempre avuto dubbi su quei 150 mila metri cubi – considera Riccardo Civera, consigliere del Partito Democratico – L’architetto li conferma: quelle cubature possono essere messe in gioco soltanto con varianti strutturali e non con una ricognizione».
Aggiunge Antonio Maspoli, anche lui Pd: «La Variante 22 è parziale e viene pure approvata senza aver discusso il nuovo Piano del traffico, con provvedimenti “ad hoc” e “ad personam”. Continuate con questo sistema e noi, per forza, continuiamo a contestarvi: lavorate senza piani generali e principi univoci».
Nella sua obiezione l’architetto fa riferimento soprattutto al completamento di via Di Vittorio, che dovrà congiungere strada Andezeno con strada Baldissero grazie a un intervento residenziale, realizzato in area oggi agricola, che prolungherà la via con gli oneri di urbanizzazione. Il via libera all’operazione è arrivato proprio all’interno della Variante parziale licenziata lo scorso 22 dicembre: «La riclassificazione, con incremento di capacità insediativa di 4 mila metri cubi, non può essere oggetto di Variante parziale. Inoltre si tratta di un’area libera collinare che non può essere considerata “area di completamento” in quanto non rispetta l'indicazione provinciale del Piano territoriale di coordinamento, in cui si chiede di non consumare nuovo territorio».
Il municipio, nella persona del capo dell'ufficio tecnico Andrea Verucchi, ribatte in maniera piuttosto distaccata che la Provincia, finora, non ha contestato nulla, pur avendo inviato anche lei un’osservazione alla Variante. Anche il sindaco Francesco Lancione si dice tranquillo, fiducioso dell’operato dei suoi tecnici. Basterà? In Comune sperano che Marchini Vernetti si sbagli, anche perché questo documento sarà solo il primo di una lunga serie. Lo ribadisce lo stesso architetto, riflettendo sui 150 mila metri cubi che Chieri ha “recuperato” attraverso una ricognizione della capacità edificatoria a disposizione dell’ente: «Questa variante parziale è solo la prima di numerose altre che dovranno distribuire quei metri cubi. Il Comune, infatti, ha miracolosamente scoperto, ventuno anni dopo l’adozione del Piano regolatore, che le aree a servizi esprimono cubature residenziali che possono essere trasferite. Ma in realtà sono inesistenti. Quindi l’operazione utilizzata è impropria e illegittima, che porterà a utilizzare molte più cubature destinate anche ad aree agricole, come successo nel caso di via Di Vittorio».
Le osservazioni dell’architetto sono molte altre, soprattutto tecniche e riguardanti l’utilizzo dei 150 mila metri cubi che il municipio ha “recuperato”: valutazione che fa concludere alla specialista che questo sistema è basato sulla «consapevolezza di non dover rendere conto a nessuno, un metodo scorretto che può avere conseguenze gravissime se si concretizza in movimenti e investimenti finanziari basati su uno scambio di metri cubi inesistenti». Che aggiunge: «Il mio è un consiglio, poi il Comune faccia come vuole. Ma non esiste che si faccia un bando per vendere le cubature residenziali. Non è neanche opportuno e pure quello rischia poi di saltare». Se così fosse, sarebbe un bel problema per la città e il suo bilancio: la Giunta punta a guadagnare dieci milioni di euro dalle cessioni di cubature.
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