L'Organizzazione mondiale per la Sanità ha appena diffuso dati allarmistici.
Nel futuro dell'Italia si prevede, come conseguenza dell'innalzamento delle temperature, un aumento delle malattie e della mortalità. Tra i più colpiti ci saranno, come sempre, gli anziani.
Per fronteggiare la situazione, che si spera non catastrofica, di quest'anno, la città di Chieri ha da poco iniziato le procedure del piano provinciale per l'emergenza climatica estiva rivolto alla popolazione anziana.
Per conoscere l'iniziativa più nel dettaglio, abbiamo intervistato la dottoressa Rita Giacalone del Consorzio Socio Assistenziale del Chierese.
- Mai come quest'anno si è posta attenzione sugli effetti dei cambiamenti climatici. La direttiva ne risente, l'allarme traspare anche dai documenti provinciali?
"Non direi. Non si parla di emergenze particolari. La soglia di attenzione si è alzata ormai da diverso tempo e le direttive ricalcano i provvedimenti degli altri anni. L'unico vero cambiamento riguarda il periodo di riferimento. Si sono allargati i provvedimenti anche ai mesi freddi, si parla infatti di emergenza climatica e non di semplice emergenza caldo. Si considerano gli anziani in un arco di tempo più lungo: da giugno fino a marzo. Non si pensa esclusivamente ai problemi legati all'estate. L'assistenza viene prolungata fino all'inverno".
- A chi si rivolge questa direttiva? "Agli anziani in situazione temporanea di bisogno. Non ai casi più gravi che vengono già seguiti tutto l'anno in maniera capillare dai servizi socio sanitari. Con questo piano ci occupiamo di una popolazione che normalmente non si rivolge al Consorzio Socio Assistenziale".
- Cioè? "Persone in situazione di fragilità temporanea, non necessariamente per quanto riguarda la salute, ma soprattutto dal punto di vista psicologico. Chieri è diversa da Torino. Non si assiste alla città che si svuota e al massiccio esodo dei residenti. Da noi gli anziani dimostrano unicamente una maggiore vulnerabilità per la perdita di alcuni punti di riferimento (negozi che chiudono, familiari che partono). Il nostro è un intervento di quella che viene definita domiciliarità leggera. L'anziano non viene ricoverato, ma viene seguito, a casa sua, da personale delle associazioni di volontariato che aderiscono all'iniziativa. I volontari gli tengono compagnia e lo aiutano nel corso delle sue attività quotidiane. Certo in occasione di emergenze particolari, come le ondate di caldo previste da molti metereologi, si prevede anche l'accompagnamento degli anziani in strutture residenziali climatizzate".
- Come vengono individuati i casi a rischio? "Su segnalazione dei medici di base. Noi, come Consorzio, contattiamo i singoli e le loro famiglie tramite lettere e telefonate. E' una fase delicata, perchè gli anziani sono diffidenti e tendono a rifiutare i contatti. Chi accetta viene invece seguito per tutto il periodo".
- Quali sono le associazioni di volontariato aderenti? "Non abbiamo ancora finito l'individuazione. Lo scorso anno abbiamo avuto l'Avo (Associazione Volontari Ospedalieri), il Sea (Servizio Emergenza Anziani), la Protezione Civile e il Gruppo Vincenziano del Duomo. Noi seguiamo 25 comuni. Dove non esistono associazioni di volontariato aderenti, ci rivolgiamo a coloro che prestano il servizio civile".
- Quanti sono normalmente gli anziani che vengono seguiti d'estate? "Non moltissimi. Lo scorso anno circa 20".
Oppure telefonare allo 011-9427136.
Noria Nalli
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