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» Intervista a Gianni Barbieri «
La libertà espressiva del “cittadino del mondo” Gianni Barbieri
 
E’ una di quelle persone che diffcilmente passano inosservate, soprattutto in una Torino, ancora grigia e chiusa nonostante la retorica di certi entusiastici reportage. Capelli lunghi da rocker, sguardo indagatore, profondo come la sua voce, Gianni Barbieri, trentacinque anni, modi gentili, e un po’ diffidenti, batterista della band torinese “Gli aeroplani cadono”, ha il ruolo “scomodo” del musicista indipendente, “alternativo” come direbbero molti. Questa definizione gli cade addosso non per posa o snobismo, ma per convinzione e scelta di vita.
 
Lo incontriamo in un eccezionale pomeriggio di frescura di questo torrido agosto 2009. Gianni è originario di un quartiere di barriera come Mirafiori Sud, ma vive all’estero, dove lo spinge la sua vocazione di cittadino del mondo. Non è stato facile fargli superare una innata diffidenza verso la stampa, ma alla fine ci ha concesso una lunga ed inconsueta intervista.
  • “Vivo a Londra, dove sto seguendo progetti di teatro di strada – ci spiega Gianni – Inoltre lavoro ad un libro che raccolga le poesie, scritte nel corso degli anni. Ho in programma un nuovo progetto musicale e un sito web, che racconti l'esperienza e la storia del mio primo gruppo, gli Human Contrast, in relazione al momento storico della città di Torino, le occupazioni il fermento musicale ecc... Il sito raccogliera' il materiale audio/video della band e si propone di diventare un punto di incontro di musicisti indipendenti Italiani e sopratutto di carattere sperimentale. Dimenticavo di dire che, a Londra, sto cercando di completare gli studi universitari , mi occupo di cinema”.
 
Come giudichi l’attuale panorama musicale italiano ?
  • “Difficile esprimere un giudizio, le cose buone esistono, ma sono sepolte e come al solito bisogna scovarle. La globalizzazione ha accentuato molti aspetti negativi circa il rapporto che le persone hanno con la musica. La tecnologia digitale ha aperto a nuove possibilità, ma, allo stesso tempo, ha contribuito ad affossare il fare musica.
  • Mi spiego: molti, attraverso software vari, si sono inventati un modo di fare musica che solo e in parte condivido ed apprezzo. Un altro punto importante riguarda la questione economica. Un buon strumento costa e soprattutto implica ore ed ore di studio. Il modo nuovo di concepire la musica attraverso l’uso del digitale non ha nulla a che vedere con tutto ciò. Il musicista è colui che maneggia fisicamente uno strumento. Un dj piuttosto che un programmatore possono avere passione e gusto, ma non sono musicisti. il musicista classico accademico è poi un’altra cosa ancora, mentre la musica popolare o meglio tutta quella musica che viene suonata con strumenti non classici è un altro mondo.
  • Ci sono vari livelli o tipologie se vuoi, ma ad ogni modo in Italia abbiamo ottimi musicisti in entrambi gli ambiti, il panorama è variegato, ma la qualità non sempre emerge. L’Italia resta un paese ricco, in genere, di ottime risorse umane negli ambiti più disparati, ma che ahimè non ricevono sostegno, vedi la situazione dei precari nel sistema scolastico nazionale, le ragioni sono varie… comunque, è davvero triste constatare che squallide operazioni di marketing televisivo promuovano ‘artisti’ coltivati con lo stesso piglio industriale applicato nella produzione dei polli, quelli che troviamo negli scaffali dei supermarket. Casting tv e programmi orribili selezionano e coltivano ragazzi confezionando prodotti televisivi di massa, generando anche frustrazione e depressione nel caso di chi ‘perde’. Lo stesso San Remo non è esente da tutto ciò, mettici pure MTV e la frittata e fatta !
  • Tutto questo condiziona anche l’approccio dei giovani alla musica, non si suona per amore della musica si agisce in modo egoistico rincorrendo falsi valori di successo e fama, con tratti spregiudicati e diseducativi, (guarda il caso della pupilla che chiama papi il primo ministro). Questo sistema esercita un controllo dei contenuti e dello stile estetico a mio giudizio inaccettabile, purtroppo i guai sono tanti e le anomalie Italiane hanno il loro peso anche nell’ambito musicale.
  • Non esprimo un giudizio, ma il mio parere, ognuno è libero di fare quello che vuole, io non ho mai fatto musica per arricchirmi e diventare famoso anzi sono sempre stato estremamente consapevole, che le mie iniziative musicali non avrebbero mai trovato spazio o simpatia da parte dell’industria discografica italiana, ma non per questo ho cambiato la mia attitudine. Io amo la musica e suono sempre e solo quello che mi sento di fare. Sui contenuti poi non ne parliamo sono libertario e con questo ti ho detto veramente tutto”.
 
Qual è il significato sociale e politico del “fare musica” oggi, soprattutto in una città come Torino?
  • Ci sono ragioni culturali ed economiche, che hanno da sempre determinato la nascita dei linguaggi musicali moderni ed il loro sviluppo. I giovani afroamericani in mancanza di denaro hanno dato vita a linguaggi come l’hip hop dove si intreccia critica sociale, ma anche una modalità "altra" di carattere musicale. Il fenomeno nasce con il Rap e si sviluppa poi nel moderno Hip Hop, questo è un piccolo esempio. In Europa, la Francia degli immigrati, nell’hip hop, trova lo spazio per esprimere il disagio o il sentire comune di molti oltre a nobilititare le virtu’ della lingua francese . E’ paradossale l’origine americana di tutto e il buon innesco che ha avuto in Francia, da sempre molto critica nei confronti del sogno Americano).
  • Torino è una città con una storia importante, pensa alla diffusione del jazz in Italia. La sua vicinanza geografica/culturale alla Francia è sempre stata forte. Durante gli anni ruggenti, la Francia concesse asilo a Charlie Parker, mentre veniva sistematicamente disprezzato in patria per il colore della sua pelle addirittura i locali che portavano il suo nome a lui erano proibiti, assurdo ma vero, il Jazz italiano nasce a Torino, diciamo che a Torino, per quanto riguarda l’Italia, è nato tutto non solo tv e radio.
  • Il suo carattere sociale e politico è sempre stato libertario e molto condizionato dalla Francia, tante pagine di storia attestano il suo carattere di città laboratorio, ma anche di città medaglia d’oro alla resistenza contro il nazi-fascismo, città che ha conosciuto il terrorismo ecc. ecc. da cui è pensabile una riscossa in termini di qualità. Non solo i soliti nomi ma certo una città con una storia ed un ambiente cosi ricco può diventare il terreno in cui crescere e sviluppare cose interessanti, mi auguro un dinamismo rivoluzionario, che nulla abbia a che spartire con partiti e politica. Dipende molto dalla capacità delle giovani generazioni di proporsi e di azzardare. E’ dura vedo troppi rimbambiti ma non voglio essere assolutista in genere la situazione critica fa da innesco ad esplosioni culturali rigogliose, mi auguro funzioni ancora questa dinamica”.

Tu hai vissuto molto all’estero, la situazione è diversa? In cosa ?
  • “Ho viaggiato, le diversità sono legate alla storia di ogni paese e le differenze ormai non sono poi cosi' immense, vivo in Gran Bretagna, e se non altro la figura del musicista ha un prestigio diverso che in Italia. In U.K. chi suona, sia un musicista classico piuttosto che jazz, pop ecc...  poco importa, il rispetto per il creativo in genere è una circostanza tangibile, in Italia non è cosi, ma sono differenze culturali e storiche”.
 
Cosa è rimasto della scena punk cittadina e dell’esperienza di un centro sociale come “El Paso” ?  
  • “Non saprei… i posti fisici si svuotano e si riempono di nuove generazioni. I cambiamenti sono fisiologici . La struttura di El paso esiste, per me resta lo spazio della cultura hardcore punk di Torino, in che misura lo sia oggi e in che misura una scena musicale punk trovi il suo sbocco non ne ho la piu pallida idea, eccezione per le vecchie leve ecco pero' non so darti un quadro preciso. Esistono realtà che mutano senza che si ci sia alla base una precisa volontà, El Paso resta un luogo simbolico di Torino, un posto noto in tutto il mondo della controcultura e della controinformazione. A El Paso c’è un palco che ha visto milioni di band anche nomi prestigiosi, (vedi i Mano Negra), per me è e resta il posto in cui si suona hardcore punk e dove mai potrai ascoltare hip hop o regge, ecco la sua identità e' vicina alla mia o viceversa. Non è un caso che poi percorsi di vita si intreccino in quel posto che, combinazione, mi ha visto sul palco a suonare durante la festa dei venti anni di occupazione: una vita! Per me è stata una gioia esserci e sudare dietro i tamburi con Gli Aeroplani, con amici vecchi e nuovi che transitano e che, specie nelle serate di un certo tipo, si ritrovano per caso o combinazione che dir si voglia”.
 
Chi è Gianni Barbieri
 
Gianni ci ha delineato le fasi salienti della sua esperienza umana, sociale e culturale. 
  • “Ho iniziato col gruppo degli HUMAN CONTRAST da me stesso fondato (dal 1988 al 1996) una demo pubblicata nel 1997 co/prodotta con lo Squat Delta House Occupato. Una versione non integrale del disco è stata distribuita su nastro a tiratura limitata più pubblicazione di un brano nella compilation di musica sperimentale Italiana di cui ora mi sfugge il nome....”
  • Nel 1997 è la volta di Aji, progetto musicale di sperimentazione sonora audio/visiva e sonorizzazioni di film montati con vari spezzoni tratti dai lavori cinematografici del regista americano Russ Meyer.
  • “Tra il 1998 e il 2001 ho avuto un periodo di pausa e di viaggio/studio in Europa e Nord Africa" – continua il musicista - "sopratutto per quanto riguarda lo studio della percussione e del linguaggio musicale noto come Gnawa".
  • "Dal 2001 al 2003 ho compiuto viaggi studio/vacanza ecc. ecc. di approfnodimento musicale/culturale sul Gnawa” Intorno al 2004 diventa batterista del gruppo Yensid Law “Con i quali nel 2005 registriamo uno split mai distribuito a causa scioglimento del gruppo, autroprodotto e registrato In Gran Bretagna Londra. Nello stesso periodo partecipo alla trasmissione radiofonica Flashroom condotta dal Dj Maurizio Russo noto con lo pseudonimo di MauZ, autore di parte del materiale e partecipante alla trasmissione con il nome di Phunkygarçon".
  • "2006/7 inizio la preparazione dei brani che compongono il mio disco solista 'Delinquente il mio Rumore' con relativo myspace sotto lo speudonimo di Phunkygarconne project In concomitanza entro a far parte del nucleo degli Aeroplani Cadono, i quali dopo un lungo periodo di silenzio, riprendono l'attività musicale, insieme ai Panico registriamo ed autoproduciamo 'A Torino' primo doppio cd di hardcore punk Italiano autoprodotto nel panorama musicale Italiano".
Il cantante ha anche realizzato un disco tutto suo, che però non è mai uscito.
Leggendo della sua esperienza qualcuno potrebbe interessarsi per ascoltarlo o per promuoverlo.
Chiunque voglia avere notizie più dettagliate, può rivolgersi in redazione.
 

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