In occasione della IX Edizione di InediTO 2010 - Premio Città di Chieri e Colline di Torino presentazione del romanzo "Una donna di troppo. La seconda indagine del maggiore Morosini nell'Africa italiana" di Giorgio Ballario (Edizioni Angolo Manzoni)

 

 

Libreria dell'Arco

Via San Domenico 23, Chieri

 

 

 

Una nuova avventura in un recente passato, molto poco “frequentato”

“Sì, come ho avuto modo di dire più volte, nelle interviste e nel corso delle presentazioni, il fenomeno del colonialismo italiano è ancora un “buco nero”, cioè un periodo poco conosciuto, poco studiato e di fatto non insegnato nelle scuole. Eppure è durato, nel suo complesso, circa cinquant’anni; vale a dire un terzo della storia dell’Italia unita”.

 

Soddisfatto dei “numeri” ottenuti dal primo romanzo?

“Sì, anche se si tratta di “piccoli” numeri, se confrontati con i best-seller da supermercato. Però come prodotto di nicchia, senza sponsor né padrini alle spalle, “Morire è un attimo” è andato abbastanza bene: ne sono state fatte due edizioni e a marzo tornerà in libreria con il nuovo distributore delle Edizioni Angolo Manzoni, che adesso è il gruppo Rcs”.

 

La dimensione seriale si presta bene ad una riduzione cinematografica o televisiva. Ti sono state fatte delle offerte?

“Purtroppo no, anche se tantissimi lettori mi hanno manifestato proprio questa sensazione: le indagini del maggiore Morosini, ambientate negli anni Trenta in terra d’Africa, si adatterebbero magnificamente a una riduzione cinematografica o televisiva”.

 

La scelta dell’ambientazione rimanda a dimensioni misurate, a foto in bianco e nero….lontane dallo splatter…

“In linea di massima sì e non solo per la scelta dell’epoca e dei luoghi: è anche una questione di gusti del sottoscritto. Mi piacciono le tinte forti, ma spesso l’uso di descrizioni eccessivamente splatter e grandguignolesche a mio parere è fumo negli occhi per il lettore. Però in questo secondo romanzo, “Una donna di troppo” il sangue c’è, eccome…”

 

Le avventure di Morosini continueranno?

“Sì. Prima di Natale ho cominciato a scrivere la terza indagine, sto andando un po’ a rilento ma penso proprio che a fine anno Morosini tornerà in libreria”.

 

Hai già pensato invece a un romanzo di altra natura?

“Ci ho pensato e l’ho pure scritto. Un noir contemporaneo, questa volta, abbastanza diverso dai romanzi di Morosini, ambientato in parte a Torino. L’ho fatto leggere ad alcuni editori, ma per il momento non c’è ancora nulla di concreto circa la sua pubblicazione”.

 

La tua passione per l’Africa ha anche un risvolto umanitario. Ce ne vuoi parlare ?

“Volentieri. Anni fa ho collaborato alla nascita di una piccola onlus che svolge piccoli progetti di cooperazione in alcuni Paesi del Terzo Mondo. Si chiama Barka Onlus e ha sede a Moncalieri. Insisto sul “piccolo” perché in questi casi, secondo me, davvero “piccolo è bello”: non si fanno progetti faraonici, ma ogni attività è gestita in prima persona dai volontari, senza sprechi né stipendi da pagare a funzionari o dipendenti dell’ente. Ne fanno parte alcuni medici torinesi che spesso impiegano le loro vacanze per andare a operare in Burkina Faso, Paese che ho avuto modo di visitare cinque anni fa. E gli altri, che svolgono mestieri meno “utili” dei medici, come ad esempio il sottoscritto, cercano comunque di fare la loro parte. Il motto dell’associazione è: anche le formiche, se si mettono tutte insieme, possono sollevare l’elefante”.