Paciello «notaio» secondo il Pd; impresari definiti «speculatori» dall’assessore Vigliani; maggioranza e opposizione a parti invertite. Il Consiglio comunale boccia la riqualificazione della ex tessitura Gamba e scoppia la polemica.
Nell’ultima seduta i politici chieresi hanno bloccato la riqualificazione della fabbrica compresa tra viale Fasano, via Principe Amedeo e vicolo Mozzo dell’Annunziata.
Il voto è stato espresso segretamente, com’è prassi per questo tipo di interventi. Il risultato è stato di parità: 12 favorevoli e 12 contrari, più 6 astenuti.
Il punto è bocciato. Maggioranza divisa e sconfitta? Si direbbe di sì, ma chi ne fa parte assicura che non si è trattato di una scelta politica ma tecnica. Spiega l’assessore all’urbanistica Luciano Paciello: «Era la fase finale di un procedimento amministrativo. Ogni consigliere ha ragionato sulla base di questioni tecniche, non accettiamo che si dica che la maggioranza è stata battuta anche perché il voto è stato trasversale».
La pensa diversamente Manuela Olia, capogruppo del Partito Democratico: «Paciello si è comportato da notaio. Percepiamo uno scarso accordo all’interno del centrodestra e non capiamo perchè l’assessore abbia portato il punto in discussione visto che non c’era condivisione neppure tra di loro. E’ stato tutto molto forzato».
L’Italia dei Valori fa eco all’altro gruppo di opposizione: «Ci sono perplessità anche da parte della maggioranza. Allora mi chiedo perché stiamo votando: meglio non essere precipitosi e discutere ancora, riportando l’argomento in discussione».
Per la trasformazione della ex tessitura sarebbe l’ennesimo rinvio. Presentato in Comune anni fa dalla Conti Case 2, il progetto è dell’architetto Carlo Marocco: si prevede di demolire i fabbricati che ospitavano l’azienda e realizzare al loro posto due palazzine affacciate su viale Fasano, una di tre e l’altra di quattro piani. In totale dovrebbero sorgere circa quaranta abitazioni, servite da settanta posti auto privati interrati.
Ma nessun parcheggio pubblico. Ed è proprio questo a frenare i consiglieri comunali, anche e soprattutto di maggioranza.
Il primo a introdurre i dubbi è Angelo Rubatto: «Questo sì che è fresco cemento senza ritorno pubblico – attacca il consigliere della Lista per Chieri, facendo riferimento alle critiche dell’opposizione alla variante 20 e al progetto di piazza Taurinense - Non vengono costruiti posteggi né aree verdi. Quando tutto sarà finito i chieresi si lamenteranno con il Comune per il traffico che sorgerà e la Giunta non potrà che allargare le braccia e dire che non è colpa sua. Il Piano di recupero poteva essere gestito meglio dai nostri predecessori: si poteva almeno chiedere un parcheggio interrato».
Aggiunge Cucci: «Lo avevo già fatto notare in passato: con quest’intervento più quello di Saroglia avremo grossi problemi di viabilità».
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Capannoni dell' ex tessitura Gamba (ex Magitex) oggetto
del piano di recupero bocciato dal Consiglio comunale. |
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Ponte su viale Fasano da cui transiterebbero i
residenti del nuovo complesso immobiliare. |
Il Pd, con Piercarlo Benedicenti, spinge per l’approvazione: «Il Piano regolatore è stato rispettato. E il traffico non aumenterà: lo ha assicurato Piero Mondo, estensore del Piano del traffico, visto che ci sarà anche il nuovo tratto di circonvallazione tra Fontaneto e strada Cambiano. Si è già costruito tanto e non penso quaranta alloggi cambino la sostanza».
L’assessore ai lavori pubblici Domenico Motta e ancora Rubatto contraddicono l’esponente del Pd: «Gli edifici in via Roccati sono a rischio perché cedono gli argini del rio Tepice. Eppure è tutto conforme al Piano regolatore. Inoltre basta contare e ci si accorge che tra l’ex Tabasso e la rotonda di viale Diaz stanno sorgendo 330 alloggi: difficile che il traffico abbia riscontri favorevoli».
Il silenzioso Dario Fasano (Moderati) prende la parola per difendere le opinioni del centrosinistra: «Meglio costruire in centro che cementificare campi e terreni con altrettanti problemi nella realizzazione dei servizi».
Poi interviene l’assessore Franco Bosco e gli animi si scaldano: «Abbiamo visionato questo progetto decine di volte e non capisco come si possa chiedere di riportarlo in commissione. Mi sembra di essere in un teatro di burattini, con persone che vogliono farsi belli. Invece bisognerebbe essere obiettivi e guardare ai bisogni della città».
L’intervento di Bosco fa alzare i toni della discussione. Prende la parola anche un altro assessore, Antonio Vigliani: «In questo caso stiamo parlando più di speculatori che di impresari. Abbiamo delle riserve anche sui professionisti. Dove vanno a parcheggiare le quaranta o cinquanta vetture che graviteranno su quella via?».
C’è chi la pensa diversamente anche all’interno della maggioranza. Tonino Sidari della Lega Nord annusa le perplessità dei compagni di coalizione e li mette in guardia: «Dobbiamo essere i primi garanti delle norme di questo Comune. Però facciamo attenzione a dire no a un Piano di recupero solo perché non ci piace. Io ho la mia coscienza».
Riccardo Civera prova a mettere fine alla discussione: «Se non c’è accordo ritiriamo il punto e finiamola con le pantomime. Basta trascinare la polemica, diciamo chiaramente che la maggioranza non vuole procedere. Siamo ridicoli».
Conclude Paciello, quasi ad anticipare le critiche di “atteggiamento notarile” e di divisione che gli pioveranno addosso dopo il voto: «L’intervento è nelle norme, com’è ovvio. Ed è un obbligo dell’assessore portarlo in Consiglio, non possiamo fermarlo ora. Faremmo passare il messaggio che il Consiglio può contrattare un intervento e mi ritroverei persone che propongono progetti cercando l’approvazione dell’assessore. Questo non è accettabile».
Si va al voto segreto: il Popolo della Libertà, che non ha preso parola durante la discussione, dovrebbe aver votato contro l’intervento. In totale sono nove consiglieri, cui andrebbero aggiunti Cucci, Furgiuele e Rubatto.
Tra i favorevoli, andrebbero annoverati Pd, Fasano, Raffaele Furgiuele (Chieri Futura) e Sidari. Astenuti Giampietro Toaldo (Lega), Vincenzo Caivano (Udc) e il resto della Lista per Chieri.
La “questione Gamba” rimane aperta, se ne riparlerà. Succede quello che Paciello ha dichiarato di non volere. Ora ci sarà la coda di impresari davanti all’ufficio che fu di Piero Giovannone?
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