E spet ch’ai mura la ciresa matinera
peui e vard ëd cheuji cola pì rossa,
subit traondura e bon-a ch’a j era.
Mach perchè la prima hai truara dossa.
Ël di dòp cò j’aiti han pijà color,
ij branch carià a pendo ‘nt ‘r vent.
La neuit lesta sempi drè al di a cor
e ‘d cheuji am resta pì pòch temp.
La scara longa pontalà tacà al bion
e apres na cavagna pendùa con l’ansin,
a ògni cit bogé é tut un sopaton
ëd branchet, rami e feuji lì davzin.
Për por ëd deje ‘l gir a tuta la baraca
am va ‘d pen-a a calé giù a svuidé.
E son arfissià beli se e son ëstraca,
già mach con j’euj si cinese as fan mnangé. |
attendo che maturi la ciliegia della razza “matinera”
cercando di individuare quella più matura
ingoiata subito trovandola ottima
forse perché la prima della stagione l’ho considerata dolcissima
il giorno successivo le altre hanno acquistato colore
i rami carichi pendono nel vento
la notte incessantemente insegue il giorno
e ho poco tempo a disposizione per la raccolta
la scala lunghissima è appoggiata al tronco
con me ho una cesta con l’uncino( in legno o di ferro)
ogni mio movimento è accompagnato da uno scossone
di rametti- rami e foglie attorno a me
nel timore di dover cadere con gli attrezzi
faticosamente scendo per svuotare la cesta
sono estasiata anche se molto affaticata
perché le ciliegie si fanno mangiare con gli occhi |