Il 26 aprile 2010 è stato il c.d. "PEC-Day", tanto voluto dal ministro Brunetta, roboanti proclami, qualche sfavillante "messa in scena" ad uso e consumo dei media, molti strafalcioni tecnici in diretta tv che pochi sanno cogliere in un paese che per cultura informatica rivaleggia con il Terzo Mondo, ma la realtà locale qual è ?
Prima di tutto ricordiamo che la PEC ( posta elettronica certificata) è una casella di posta elettronica che dà certezza circa l'invio e la ricezione dei messaggi quando entrambi gli interlocutori hanno caselle omogenee (cioè sono entrambi PEC). Per questo motivo i messaggi inviati tramite PEC hanno valore legale e sostituiscono ad ogni effetto di legge la raccomandata. Attenzione! la semplice ricezione vale come notifica di qualsiasi atto, esattamente come la raccomandata recapitata e mai aperta quindi attenzione a scegliere un servizio di pec professionale dotato di archivio storico ed SMS di notifica (i costi vanno dai 20 ai 40 euro + iva / anno per aziende e liberi professionisti).
Come al solito l'Italia ha voluto reinventare la ruota "normando" ex-novo uno strumento tecnico che poteva essere mutuato da tecnologie esistenti e collaudate: la via "proprietaria" creerà non pochi problemi quando si cercherà di uniformare la PEC nostrana a quanto in uso in altre realtà europee.
Anche la promozione dello strumento PEC ha seguito la classica "via italiana" della "concorrenza poco leale" tra pubblico (che usa i soldi di tutti i cittadini) e privato che in mezzo a mille difficoltà prova a fare impresa.
Va precisato che le "PEC di Brunetta" gestite in concessione dalle Poste " garantiscono un canale di comunicazione chiuso ed esclusivo tra Pubblica Amministrazione e Cittadino, non sono, infatti, previste comunicazioni al di fuori di tale canale, ad esempio tra Cittadino e Cittadino" (fonte postacertificata.gov.it).
Siccome ciascuna PEC è associata ad un preciso soggetto, in futuro (e non da subito come qualche politico ha fatto intendere) sarà possibile richiedere anche certificati che oggi prevedono l'identificazione personale; un po' quello che ci era stato promesso anni fa con la carta di identità elettronica. In realtà con la PEC non servono nuove attrezzature hardware e tutti gli enti pubblici, centrali e periferici, potrebbero agevolmente e rapidamente erogare tali servizi dietro semplice richiesta del cittadino (eventuali bolli verrebbero pre-pagati secondo modalità non ancora chiarissime).
Al di là dei certificati emessi dalla PA, vi è da subito la possibilità di sostituire le raccomandate verso PA, professionisti e soggetti dotati di PEC (aziende, associazioni, privati cittadini) con un semplice messaggio a costo zero.
Cosa prevede la legge?
Tutti i professionisti iscritti ad un albo istituito con legge dello Stato devono essere dotati di PEC dal 30 novembre del 2009, tutte le aziende di nuova costituzione dal novembre 2008 devono essere dotate di PEC, le aziende esistenti dovranno dotarsi entro il 30 novembre 2011, la PA dovrebbe già essere dotata di PEC sia per i proprii dipendenti sia per ciascun registro di protocollo attivo.
Mentre gli aderenti ai principali ordini professionali si sono adeguati (commercialisti, ingegneri, architetti, avvocati, notati, consulenti del lavoro, ...) altri (es. geometri, agenti immobiliari, psicologi, ...) hanno in massima parte reinviato l'impegno.
E la PA che in linea teorica dovrebbe dare l'esempio, si è adeguata?
Secondo la DigitPA (ex-CNIPA), l'ente preposto alla verifica degli obblighi relativi alla Posta Elettronica Certificata da parte delle Amministrazioni locali, ci sono grossi ritardi.
Ogni Pubblica Amministrazione dovrebbe pubblicare sulla home page del sito istituzionale l'indirizzo PEC a cui il cittadino può rivolgersi.
Al 21 aprile, le regioni Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta e Veneto non avevano ancora pubblicato nulla! La situazione delle Province appariva migliore: 62 province avevano pubblicato almeno un indirizzo di Pec, mentre 47 non avevano adempito agli obblighi di legge. Infine, per quel che riguarda i 117 Comuni capoluoghi di provincia, 71 su 46 avevano assolto all'obbligo.
Ed il Comune di Chieri?
dell'indirizzo sull'home page non vi è traccia, però nella sezione "contatti" lo troviamo ed è quello del protocollo generale: protocollo.chieri@pcert.it
L'assessore con delega ai servizi informatici Antonio Zullo ci informa che è operante dal 2009 e può ricevere qualsiasi documento che normalmente si porterebbe all'ufficio protocollo del Comune.
La PEC per i dipendenti è invece di là da venire.
Per gli altri comuni del circondario va talvolta anche peggio ... pochi pubblicano la PEC in home page come richiesto dalla normativa vigente e pochi risultano inseriti sulle Pagine PEC. Solo Poirino sembra avere la PEC anche per uffici ed un certo numero di dipendenti.
Alcuni esempi:
Il comune di Poirino risulta probabilmente quello più attrezzato sul fronte PEC avendola fornita anche
ad un certo numero di dipendenti ed uffici
Tutti gli assessori comunali ed i consiglieri potrebbero invece da subito dotarsi gratuitamente, come ogni altro cittadino maggiorenne, di "PEC governativa" richiedendola attraverso l'apposito portale
e poi recandosi in uno sportello postale per la successiva attivazione premuniti di fotocopia della carta d' identità e del codice fiscale.
Ad onor del vero nei primi due giorni di operatività sembrano essere state effettuate 25000 richieste di attivazione PEC. Abbiamo provato ripetutamente ma non siamo stati tra i fortunati che hanno trovato il sito operativo: il messaggio ci informa che le connessioni sono troppo numerose. Certo che 25000 registrazioni su un portale gestito direttamente da Poste Italiane e Telecom Italia, considerando le risorse messe in campo, sono veramente pochine!
Di questo passo per "attivare" 20-25 milioni di Italiani serviranno almeno 5 anni! forse le Poste hanno vinto il bando nazionale applicando il principio dell' "overselling"? (ndr - applico una tariffa stracciata perchè presumo che mediamente utilizzerò solo una frazione delle risorse che mi vengono richieste da contratto: è legittimo farlo purchè le stime siano abbastanza corrette).
E' di pochi minuti fa il seguente comunicato: Poste Italiane e Telecom Italia ''Si scusano con i cittadini'' spiegando che ''il sistema è in continuo potenziamento per rispondere al crescente flusso di richieste e per soddisfare in maniera sempre più tempestiva le esigenze di informazione e di registrazione dei cittadini". Purtroppo questo è il meglio che la tecnologia di Stato può produrre.
In conclusione pare di poter dire che praticamente tutti i Comuni della zona hanno attivato almeno un indirizzo PEC per il protocollo generale, pochi lo hanno pubblicizzato nel modo corretto (forse per timore che i cittadini lo usino veramente) e per il momento può essere usato solo per sostituire le raccomandate e la protocollazione diretta ma non per espletare pratiche o per ottenere certificati.
Sarebbe opportuno che almeno gli uffici principali (anagrafe, ufficio tecnico e polizia municipale) fossero dotati di PEC per evitare che alle richieste inviate tramite email tradizionale (alle quali sono già tenuti a rispondere da tempo) possano dire: "le abbiamo già risposto", "forse non l'ha ricevuto", "controlli meglio", "è colpa dei suoi filtri antispam" e così via.
Le considerazioni da fare sarebbero ancora moltissime ( digital divide, analfabetismo informatico a tutti i livelli, ...), ce ne occuperemo in altri articoli. Cerchiamo di considerare questo PEC-Day, con tutte le sue contraddizioni, almeno un "inizio" con l'auspicio che gli enti locali comprendano le potenzialità dello strumento e mettano da parte la tentazione di creare nuove occasioni di spesa per pretesi "adeguamenti tecnici" o "momenti formativi" assolutamente non necessari.
EB
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