Usano come abitazione un fabbricato agricolo: il Comune riconosce la sanatoria vent’anni dopo l’abuso, incassando una sanzione da 80 mila euro ma contraddicendosi in quanto anche il TAR dopo 20 anni aveva dato ragione allo stesso Comune.
«E’ una vicenda incredibile» fa notare Riccardo Civera, consigliere del Pd. Che aggiunge: «Così incassiamo ma rinunciamo alla questione di principio».
L’edificio in questione è in strada dei Tigli n. 32: il 14 febbraio 1985 i proprietari del terreno Carlo Vittone (poi deceduto) e Michelina Fasano chiedono una concessione edilizia, che arriva un anno dopo. L’ufficio tecnico fissa il vincolo ventennale della destinazione agricola. Dieci anni dopo, però, il Municipio si accorge dell’abuso: Vittone e Fasano hanno ceduto la nuda proprietà del fabbricato ad Agnese Marocco, che usa lo stabile come abitazione.
Così arriva l’Ordinanza che intima alla famiglia di ripristinare la destinazione agricola. Fasano, Vittone e Marocco presentano ricorso al Tar, che sospende i termini dell’ordinanza. E’ il 25 luglio 1995. Ma la sentenza arriva solo il 20 settembre 2012: il tribunale regionale dà ragione al Comune. Il quale, dopo due anni, prende una decisione contraria: considerato il tempo trascorso e le nuove normative, si decide per la sanatoria. Anche perché non ci sarebbe interesse pubblico nel ritorno del fabbricato alla destinazione agricola.
Fa notare Civera: «Capiamo il ragionamento degli uffici, anche per essere certi dell’incasso. Però non ci convince la scelta: per anni il Comune ha combattuto un abuso e ha vinto al Tar, ma ora si abbandonano i principi di legalità e di uguaglianza tra i cittadini. Secondo noi, vengono prima del guadagno. Quindi bisognerebbe insistere invece di andare così tanto incontro ai privati».
«Qualcuno ha calcolato quante tasse - ICI e IMU in primis - sono state risparmiate dai proprietari dell'immobile agricolo usato come abitazione, in tutti questi anni?» chiede il consigliere Dario Fasano dei Moderati senza ottenere una vera risposta dall'assessore Vigliani.
Ma la maggioranza non si convince: la delibera passa, nonostante le assenze, con dodici voti a favore, nove contrari e tre astenuti. Se gli “indecisi” Pierino Tamagnone (Le-Ali), Piergiorgio Bulgarello (Pdl) e Raffaele Furgiuele (Chieri futura) avessero votato contro, il punto sarebbe stato bocciato.
La Redazione Chieri.info
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