Il disegnatore quarantaduenne torinese Flavio Tibaldi, Il 21 maggio, dalle 18: 00 alle 19:30, nell'ambito della manifestazione Comics Day, presentera' il suo libro a fumetti "Collective Hope - Burocrati nello spazio"
alla Libreria Dell’Arco in via San Domenico 23, a Chieri.
Noria Nalli ha intervistato l'autore, appena tornato dalla Grecia
“Il libro è una raccolta di strisce, all'incirca le prime cento, della serie Collective Hope, una saga fantascientifica che riprende in chiave umoristica il tema principale dei grandi romanzi distopici, ovvero la disumanizzazione della società quando questa cade nel collettivismo estremo e nell'asservimento all'autorità, una china che a quanto pare l'umanità si appresta a scendere un'altra volta. La serie è pubblicata settimanalmente nell'inserto a fumetti del quotidiano Eleftherotypia, il più letto in Grecia, paese dove ho vissuto fino a pochi mesi fa. È il mio primo libro perché ho lavorato principalmente in pubblicità, anche se le mie prime pubblicazioni, sempre in Grecia, risalgono a 15 anni fa. Poi la carriera ha preso il sopravvento e solo dall'anno scorso sono tornato a dedicarmi alla mia prima passione”.
Di cosa ti sei occupato in questi anni?
“Ho cominciato a lavorare in pubblicità a Torino, come visualizer, dopo 5 anni mi sono trasferito in Grecia, dove ho lavorato in agenzie come Leo Burnett, FCB, Publicis, arrivando fino al ruolo di direttore creativo. Nel frattempo ho pubblicato diverse storie brevi a fumetti sulla rivista Babel. Dal 2003 al 2005 sono stato in Sicilia, dove ho curato l'immagine di un'azienda agricola. Tornato in Grecia ho lavorato come illustratore per varie testate, e ho ricominciato a scrivere e disegnare fumetti. Pochi mesi fa, un attimo prima che la Grecia fallisse, sono tornato a Torino”.
Chi è il Gongoro, protagonista del tuo blog?
“Il Gongoro è un personaggio di una storia di Paperino del grande Carl Barks, che ho usato come titolo per il mio blog in virtù di un dialogo a mio avviso più profondo di quel che appare: “Che cos'è un Gongoro?” “È un tizio che non esiste, ma se esistesse non dovrebbe esistere.” “Tu ne hai visto qualcuno?”“No! ma se lo vedessi chiuderei gli occhi per non vederlo!” Ecco, questo breve scambio esprime alla perfezione una certa attitudine nella nostra società che ci porta a non voler vedere anche ciò che è davanti ai nostri occhi ma che per qualche motivo contrasta con l'immagine della realtà generalmente accettata. Queste cose che non si vedono – o non si vogliono vedere – sono quelle di cui cerco di trattare nel mio blog. Con la striscia ho voluto occuparmene anche in maniera più “leggera,” in buona misura per evitare di farmi sopraffare dalla depressione.
Citi il grande Barks e Paperino, in quale tradizione fumettistica ti inserisci?
“Immagino che qualcosa di Barks nei miei fumetti ci sia, dato che è sempre stato un mio punto di riferimento. Penso però che la tradizione di cui faccio parte non possa che essere quella italiana, in particolare mi riferisco a Bonvi: le sue Sturmtruppen sono le migliori strisce mai create nel nostro paese. Se sono degno di cotanta tradizione lo decideranno i lettori”.
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